E’ stata valutata la sicurezza del trattamento endovascolare a livello ambulatoriale nei pazienti affetti da sclerosi multipla e insufficienza venosa cerebrospinale cronica ( CCSVI ).
Un'analisi retrospettiva è stata effettuata per valutare le complicanze che si sono verificate entro 30 giorni dal trattamento endovascolare della CCSVI.
La popolazione dello studio comprendeva 240 pazienti, 257 procedure sono state eseguite nell’arco di 8 mesi.
L'indicazione per il trattamento in tutti i pazienti era la sclerosi multipla sintomatica.
Il 49% ( 126 su 257 ) delle procedure sono state eseguite in ospedale, e il 51% ( 131 su 257 ) sono state effettuate in ambulatorio.
Le procedure primarie hanno rappresentato il 93% ( 239 su 257 ) di tutte le procedure, e gli interventi di ripetizione dell’intervento il 7% ( 18 su 257 ).
Tra i pazienti trattati con procedura primaria, l'87% ( 208 su 239 ) è stato sottoposto ad angioplastica, e l'11% ( 26 su 239 ) ha ricevuto impianto di stent; 5 pazienti non sono stati trattati.
Tra i pazienti con restenosi, il 50% ( 9 su 18 ) è stato trattato con angioplastica e il 50% ( 9 su 18 ) con impianto di stent.
Dopo la procedura, tutti i pazienti, ad eccezione di 3, sono stati dimessi entro 3 ore.
E’ stata segnalata cefalea dopo l'intervento nell’ 8.2% ( 21 su 257 ) dei pazienti; in 1 paziente la cefalea è persistita per più di 30 giorni.
Il dolore al collo è stato riportato nel 15.6% ( 40 su 257 ) dei pazienti; il 52.5% ( 21 su 40 ) di questi pazienti è stato sottoposto a posizionamento di stent.
Tre pazienti sono andati incontro a trombosi venosa con necessità di nuovo trattamento entro 30 giorni.
Aritmie sostenute intraprocedurali sono state riscontrate in 3 pazienti, e 2 hanno richiesto ricovero ospedaliero. Uno di questi pazienti, che stava per essere sottoposto a trattamento per trombosi dello stent, è stato ricoverato a causa di una cardiomiopatia stress-indotta.
In conclusione, il trattamento endovascolare della CCSVI è una procedura sicura con un rischio di complicanze maggiori dell’1.6%.
Il monitoraggio cardiaco è essenziale per rilevare aritmie intraprocedurali.
L’ultrasonografia dopo la procedura è raccomandata per confermare la pervietà venosa e per identificare i pazienti con trombosi venosa acuta. ( Xagena2011 )
Mandato KD et al, JVIR 2011; Epub ahead of print
Neuro2011 Chiru2011