Ricercatori inglesi hanno condotto uno studio per valutare nei pazienti con neurite ottica l’influenza sulla disabilità del numero delle lesioni, della loro localizzazione e dell’attività, e delle misurazioni MRI ottenute con scansioni in fase precoce.
Un totale di 106 pazienti su 143, reclutati in modo prospettico, ha raggiunto un follow-up programmato di 5 anni, e 100 di loro sono stati valutati clinicamente.
Il numero delle lesioni, la loro collocazione e le misure di attività sono state analizzate al basale ( entro 3 mesi dall’insorgenza ), e le misure di attività delle lesioni sono state studiate al 3° mese di follow-up.
Sono stati anche valutati l’atrofia cerebrale, i valori MTR ( trasferimento di magnetizzazione ) e le misure spettroscopiche.
L’associazione tra misure precoci di MRI e la successiva disabilità sono state valutate mediante regressione logistica ordinale.
Dopo un follow-up mediano di 6 anni, il 48% dei pazienti ha sviluppato sclerosi multipla clinicamente definita e il 52% ha continuato a manifestare una sindrome clinicamente isolata ( mediana dei punteggi alla scala EDSS compresi tra 2 e 1 ).
Nei modelli finali, sia la presenza sia il numero delle lesioni a livello del midollo spinale al basale ( odds ratio, OR=3,30; 1.94 ) e le nuove lesioni in T2 nel corso del follow-up ( OR=7,12; 2,06 ), sono risultati essere predittori indipendenti di maggiore disabilità.
La disabilità era anche predetta dalla presenza al basale di lesioni captanti il Gadolinio ( OR=2,78 ) e dal numero di lesioni infratentoriali ( OR=1,82 ).
Solo le lesioni del midollo spinale erano predittive di disabilità nei pazienti che hanno sviluppato sclerosi multipla clinicamente definita.
In conclusione, le lesioni al midollo spinale, le lesioni infratentoriali e le lesioni captanti il Gadolinio entro 3 mesi dall’insorgenza di neurite ottica e le nuove lesioni in T2 dopo 3 mesi sono risultate predittive di disabilità a 6 anni. ( Xagena2009 )
Swanton JK et al, Neurology 2009;72: 542-550
Diagno2009 Neuro2009