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I tre tipi di insufficienza venosa cronica cerebro-spinale


CCSVI ( Chronic Cerebrospinal Venous Insufficiency, CCSVI o CCVI: insufficienza venosa cronica cerebro-spinale ) è un acronimo generato da Paolo Zamboni dell’Università di Ferrara nel 2008, per descrivere la compromissione del flusso di sangue all’interno delle vene che drenano il sistema nervoso centrale ( giugulari interne, vene vertebrali e talvolta anche la vena azigos ).
Zamboni ha ipotizzato una significativa connessione tra la CCSVI e la sclerosi multipla.

Zamboni ha constatato che nella maggioranza dei soggetti con sclerosi multipla esaminati mediante EcoColorDoppler, era presente una malformazione delle vene principali del collo che drenano il sangue dal cervello verso il cuore.

Ricercatori del Centro CCSVI dell’Università Sapienza di Roma, coordinati da Sandro Mandolesi, tramite l’esame EcoColorDoppler ( ECD ) secondo i criteri di Zamboni e l’impiego del Mylab Vinco Esaote, hanno individuato tre tipi di CCSVI:

CCSVI di tipo 1: i pazienti presentano un ostacolo allo scarico venoso endo-vascolare, per anomalie congenite o acquisite che restringono e bloccano il drenaggio delle vene indagate;

CCSVI di tipo 2: i pazienti presentano un ostacolo allo scarico venoso extra-vascolare, per compressione esterna del vaso;

CCSVI di tipo 3: i pazienti presentano scarichi venosi endo-vascolari ed extra-vascolari entrambi ostacolati.

Tutti gli esami ECD effettuati sono stati registrati su mappa emodinamica e morfologica, un rigoroso iter che agevola la realizzazione di una topografica delle compressioni venose, in clino, in ortostatismo, in posizione neutra frontale e durante la rotazione del capo in entrambe le direzioni.

Al pari della Mappa Emodinamica Venosa degli arti inferiori, la Mappa Emodinamica e Morfologica ( MEM-net ) dell’esame EcoColorDoppler dei vasi venosi extra ed infra cranici permette di registrare in pochi istanti le anomalie evidenziate nel corso dell’esame ECD per la diagnosi di CCSVI..

Un paziente con CCSVI tipo 1, il quale presenta esclusivamente ostacoli endo-vascolari, avrà un’indicazione maggiore verso un trattamento di angioplastica che, notoriamente, dilata il vaso e ne migliora lo scarico.

Un paziente con CCSVI di tipo 2, con compressioni extra-vascolari venose, avrà un’indicazione specifica per un trattamento de-compressivo fisioterapico specifico che, tramite il ricondizionamento della postura del collo permetterà la decompressione dei vasi.

Un paziente con CCSVI di tipo 3 ( misto ) avrà una indicazione sia ad un trattamento di dilatazione endo-vascolare che a uno di decompressione extra-vascolare. ( Xagena2014 )

Fonte: Acta Phlebologica, 2014

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