Non è noto se il trattamento immunomodulante precoce nella sclerosi multipla recidivante-remittente sia in grado di ritardare il passaggio alla malattia secondaria progressiva.
Ricercatori svedesi hanno confrontato l'intervallo di tempo tra l'esordio di sclerosi multipla secondaria progressiva nei pazienti con sclerosi multipla recidivante-remittente in una coorte contemporanea, trattata con i farmaci modificanti la malattia di prima generazione.
Per il controllo è stata impiegata una coorte storica.
I ricercatori hanno utilizzato i dati del Registro svedese della sclerosi multipla ( insorgenza della malattia nel periodo 1995-2004, n=730 ) e di una coorte storica basata sulla popolazione ( insorgenza della malattia nel periodo 1950-1964, n=186 ).
E’stata analizzata in modo retrospettivo la differenza di tempo al passaggio a malattia secondaria progressiva, denominata effetto periodo.
E’stato osservato che il periodo influenzava l'intero spettro di gravità.
Dopo aggiustamento, i pazienti trattati con i farmaci modificanti la malattia hanno continuato ad esibire un tempo più lungo di passaggio alla sclerosi multipla secondaria progressiva, rispetto ai controlli ( hazard ratio, HR=0.32 per gli uomini; HR=0.53 per le donne ).
Secondo gli Autori, questo effetto non è stato guidato esclusivamente dall'inclusione di casi benigni, era almeno in parte ascrivibile alla terapia immunomodulante somministrata per lungo periodo. ( Xagena2013 )
Tedeholm H et al, Mult Scler 2013;19: 765-774
Neuro2013